Ho avuto tanti insegnanti nella mia vita: validi o meno; Capaci o meno… D’ispirazione o meno. Quando penso a una persona che mi abbia insegnato tanto penso a mia nonna Maria. Coach a suo modo. Lei, che con la quinta elementare ne sapeva più di tanti “dottoroni”. Mi insegnava tutto, con pazienza e dedizione. E a me sembrava la persona più istruita del mondo.

Ora che sono grande ho capito il motivo per il quale ho appreso così tante nozioni da lei: grazie alla sua semplicità, nel senso più vero del termine, riusciva a catturare sempre la mia fiducia. Perché uno può essere anche un bravo insegnante, colto, preparato, meticoloso, ma se manca della fiducia dei suoi allievi non potrà mai avere la capacità di trasmettere.

Sono sempre stata una bambina curiosa e attenta, ma anche tanto sensibile, per questo prediligevo i rapporti con quegli insegnanti che mi sapevano far sentire partecipe, che accettavano con entusiasmo quello che io davo loro, e che, a loro volta, mi arricchivano ogni giorno, anche solo con una parola giusta al momento giusto. Quegli insegnanti che vedevano un po’ più in la dei miei limiti, che accettavano il tempo che mi serviva per imparare le cose senza considerarlo perso. È grande il vostro potere, allenatori! Perché siete il modello dei vostri allievi, siete in grado di cambiare la giornata di un atleta, potete spingerlo oltre i suoi limiti nel bene e nel male, con una parola potreste fargli scattare la scintilla che lo porterà a grandi risultati! Ma potete anche fare l’esatto opposto..

Purtroppo (o per fortuna?) non possiamo scegliere i nostri insegnanti…

Quando si è piccoli tendiamo a idealizzare gli adulti della nostra vita – per primi i genitori – che ci appaiono perfetti, giusti, saggi. Queste aspettative di perfezione poi crollano dolorosamente quando scopriamo che anche i grandi sono fragili: possono sbagliare e, a volte, fanno errori che li rendono vulnerabili e quindi bisognosi di conforto. Uno scambio di ruoli, verrebbe da dire. La stessa cosa accade con l’allenatore a mio parere, ed è proprio in concomitanza di questo periodo di crescita che si possono infatti riscontrare le maggiori difficoltà, prima di raggiungere quel momento in cui si diventa adulti, dove finalmente l’allenatore diventa una figura diversa, un aiuto, una guida, una persona nella quale riconosci un valore reale nella tua vita.

Lungo il mio percorso ho trovato persone che avevano conquistato la mia fiducia “perché erano i miei allenatori”, e basta. Non ero ancora in grado di capire, in quella fase della mia vita, se mi stessero davvero aiutando, quindi mi fidavo senza filtri. Erano tali punto e basta. E’ capitato che le cose non fossero andate come dovevano, che avessi il sentore che qualcosa non fosse come avrebbe dovuto essere, e in effetti si sono poi susseguiti dei cambiamenti inevitabili. Nel passaggio però, la mia grande fortuna è stata quella di non essere mai pienamente appoggiata o accolta nelle mie lamentele dalla mia famiglia. O meglio, non direttamente: mi hanno sempre invitata a riflettere prima di trarre conclusioni su chi rappresentava per me un punto di riferimento importante anche qualora quella persona avesse avuto davvero torto. Questo ha fatto si che io non perdessi mai completamente la fiducia nei miei insegnanti, e di conseguenza, non perdessi tempo ed energie preziosi.

Ho trovato la mia guida tardi, ma è valsa davvero la pena aspettare! Mi piace pensare che ci siamo cercate e trovate insieme, non era facile per nessuna delle due, ma ci siamo costruite a vicenda e siamo arrivate lontano grazie alla fiducia cieca che ci siamo date. Era la mia insegnante, certo, ma sapeva essere mia amica, psicologa, mamma, e lo faceva in un modo tale che tutti questi ruoli mi erano ben chiari, non rischiavo di sbagliarmi. Ho fatto del rispetto il punto cadine del rapporto coi miei insegnanti. Olga (Olga Tishina, ndr) mi ha dato molto di più della ginnastica, mi ha fatto conoscere un mondo nuovo, un paese straniero, è stata il mio link alla passione più grande che ho oltre alla ginnastica: le lingue e le culture straniere. Quando sono arrivata in Nazionale ho trovato una situazione diversa da quella che avevo lasciato a Prato con la “mia Olga”, non è stato facile per me accettare l’idea che il mio punto di riferimento sarebbe cambiato, che non avevo più la mia allenatrice, ma avevo la “nostra”allenatrice. Quella di un gruppo.

Anche qui la storia è ricominciata: chi più chi meno, ma tutte mi hanno lasciato il segno! Emanuela (Emanuela Maccarani, Responsabile della squadra nazionale, ndr) è stata con me formidabile perché è riuscita, dall’alto della sua figura, ad essere incredibilmente vicina alla squadra, a farti sentire “al suo pari” e allo stesso tempo a ottenere da te senza bisogno di insistere. Negli anni il nostro rapporto è cambiato: si è trasformato così come mi sono trasformata io da bambina a donna… Mi piace pensare che il nostro rapporto sia stato unico e speciale, e lo dico perché mi è capitato di anticipare quelli che erano i suoi pensieri, talvolta, in modo da andarle incontro, e lei è spesso riuscita a fare lo stesso con me… Soprattutto a Rio, sapeva cosa fare, sapeva di cosa avevo bisogno, perché mi conosceva.

Le persone che ho avuto nel mio percorso mi hanno segnata e mi hanno resa la Marta che sono oggi. Di tutto quello che ho imparato e appreso, conservo tutto. Indelebile nel mio bagaglio, ma le cose più belle ed emozionanti che porto nel cuore sono quei momenti di intesa, quei momenti in cui la squadra eravamo tutti, io, le ragazze, lo staff, la mia famiglia… Una squadra che ha lavorato sodo negli anni e che mi ha insegnato, ognuno nella sua “materia”, come essere una persona migliore! Ecco perché devo un grazie particolare agli insegnanti della mia vita: insieme luce, bussola e sentiero del mio meraviglioso viaggio fin qui.

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