Sudata, desiderata, ambita. Cercata, rincorsa, voluta… Vinta. È arrivata, così, la medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Tokyo per la Squadra nazionale di ginnastica ritmica, dopo cinque – non quattro – anni di duro lavoro, di sacrifici, di soddisfazioni e di tanti momenti difficili, amplificati anche dal periodo buio della pandemia da Covid-19.
“Ditemi che è tutto vero” scrive Alessia Maurelli sul suo profilo Instagram, perché dopo la delusione della medaglia di legno di Rio 2016, questa conquista ha il sapore di una vera vittoria. Il sigillo di chi ce l’ha fatta, nonostante tutto.
È un sogno che si realizza. Quel sogno pure stampato sul boby che doveva essere indossato ai Giochi olimpici, ma che per una serie di ragioni che poco hanno a che fare con la ginnastica, è stato sostituito, all’ultimo minuto, con il “kimono” utilizzato nelle recenti competizioni.
“È il sogno delle Farfalle – ha detto ai microfoni di Eurosport Alessia Maurelli – questa Olimpiadi. Le abbiamo viste annullare, allontanare, le abbiamo pensate davvero tutte, ma quello che ho sempre detto alle mie compagne è di non darsi mai per vinte. Abbiamo sempre dato tutto quello che avevamo ed è la stessa cosa che ho ripetuto a loro prima di entrare in pedana nell’ultimo esercizio. È una cosa che abbiamo sempre voluto: andiamo a prendercela”.
Un inizio di gara in crescendo, per le Farfalle azzurre, che dopo la prima rotazione, con le cinque palle, occupavano la quarta posizione provvisoria. E lo spauracchio di Rio che torna prepotentemente a far capolino. Una grande prova di maturità, concentrazione e grande talento ha portato le ragazze ad agguantare quel risultato tanto desiderato che è diventato realtà, dopo una prova sbiadita e con qualche errore, da parte della squadra bielorussa.
Così, con il totale di p. 87.700 l’Italia sale sul terzo gradino del podio, dietro alla Russia – in lacrime (e non certo di gioia) per l’argento e alle Campionesse olimpiche della Bulgaria.
Fra le immagini più belle, rimarranno le Farfalle che si abbracciano, si stringono. Tutte insieme: Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Agnese Duranti, Martina Santandrea e Daniela Mogurean. E poi Emanuela Maccarani: la sollevano, dicendo a gran voce: “Un’allenatrice così ce l’abbiamo solo noi”.
Grande, immensa, fra le grandi.