c
Marta Prus è una regista polacca, nata e cresciuta a Varsavia dove, da bambina, ha praticato ginnastica ritmica. Una disciplina che, come lei stessa afferma, le è rimasta nel cuore. E da questa profonda passione nasce l’idea di raccontare la storia di una fra le più grandi atlete degli ultimi anni: Margarita “Rita” Mamun, diventata nel 2016 Campionessa olimpica a Rio de Janeiro. Marta che ha iniziato a seguire la storia di Rita cinque anni fa, non poteva sapere che – la sua – sarebbe stata una storia a lieto fine, coronata dalla medaglia più preziosa.
Di seguito la nostra intervista esclusiva all’autrice di “Over the limit”, il documentario presentato all’International Documentary Festival di Amsterdam.
Come hai deciso di raccontare una storia dedicata alla ginnastica ritmica?
“Anch’io sono stata una ginnasta ritmata e questo sport è parte della mia identità. Dalla mia passione è nata l’idea di realizzare il film. Ci sono sogni, arte, sacrifici, e duro lavoro nella ginnastica. In “Over the Limit” tutto questo è espresso all’ennesima potenza, perché alla fine Rita si è preparata e ha conquistato un oro olimpico. Questa è un po’ la metafora della vita”.
Qual è stata la cosa più difficile da raccontare?
“Sicuramente la malattia del padre di Rita (morto qualche giorno dopo la vittoria dell’oro olimpico ndr). Ho cercato di rispettare la riservatezza della famiglia, cercando di raccontarla nel modo più delicato possibile.
Un film senza censure, dove già dal trailer emerge il lato più duro di questo sport: la disciplina, il grande sacrificio, il forte temperamento di Irina Viner. Un film senza filtri. Come ti sei approcciata a questa realtà e qual è stata la chiave per raccontarla nel modo migliore?
“Irina Viner è l’allenatrice più intelligente per me. Lei sa come avvicinarsi a ciascuna ginnasta. Il modo in cui la vedete nel film è assolutamente reale. È il modo in cui Rita aveva bisogno di essere allenata. La rispettavo e lei faceva lo stesso con me. Non c’è stata alcuna censura; c’è stata fin dall’inizio, rispetto reciproco. Sono davvero felice che le sia piaciuto il film. Mi ha detto che racconta e descrive davvero la realtà. Questo per me è un bellissimo complimento”.
C’è qualcosa che avresti voluto raccontare nel film e che non hai potuto fare?
“Il cinema è un processo lungo. Ho lavorato a questo film per quasi cinque anni. Durante questo periodo ho avuto molte idee per la storia, e ho dovuto assecondare le varie vicissitudini della carriera di Rita. Alla fine non rimpiango nulla. Sono contenta che il film sia complesso e descrittivo”.
Pensi che il tuo documentario verrà distribuito nelle sale, o su qualche piattaforma come Netflix?
“Ci sono buone possibilità di vederlo nelle sale, ma non c’è ancora nulla di sicuro. Per ora solo la World Première di Amsterdam. Seguite la pagina ufficiale del film su Facebook, dove ci saranno certamente informazioni in merito”.
Cosa pensi della ginnastica ritmica?
“Penso che sia una bellissima combinazione tra arte e sport, molto femminile sinergia tra delicatezza e forza. Il mio film vuole raccontare proprio questo: la delicatezza e la forza di tre grandi donne: Rita, Irina e Amina (Zaripova, allenatrice di Mamun ndr)”.
English version
How did you decide to tell a story about rhythmic gymnastics?
I used to be a rhythmic gymnast myself and this sport is a part of my identity. From my passion came out the idea of making the film. There are dreams, art, sacrifices, self-fight and hard work in gymnastics. In Over the Limit the stake is the highest – Rita is going for an Olympic Gold. This is like the story of one’s entire life.
The illness of Rita’s father. I respected family’s intimacy and tried to tell it in the most subtele way.