Ricordiamo le sue lacrime al termine dell’esercizio con 3 cerchi e 4 clavette, sulla pedana dell’Olympic Arena di Rio de Janeiro. Mano sul cuore, pollice in sù; sguardo rivolto al cielo ricordando la nonna scomparsa da poco. Il lungo cammino sportivo del Capitano Marta Pagnini, che aveva già annunciato il suo ritiro, si sarebbe concluso proprio con i Giochi brasiliani. Da quel momento sono passati solo pochi mesi, eppure Marta, nel frattempo, ha superato brillantemente, all’inizio del mese di gennaio, l’esame di giudice nazionale. Ora, la certezza: è una delle nuove giudici internazionali di ginnastica ritmica che ora hanno tutte le carte in regola per rappresentare l’Italia nelle competizioni più importanti, in giro per il mondo. Noi l’abbiamo intervistata, all’indomani dell’ufficializzazione dei risultati del corso svolto a Mosca, in lingua russa, nel mese di febbraio.

“Ancor prima di terminare l’attività agonistica, avevo già in mente di intraprendere la carriera da giudice. Penso sia una bellissima strada che ti permette di rimanere legata alla ginnastica ritmica. Bella, certamente. Difficile: di sicuro! Così già a gennaio mi sono messa a studiare per il Corso giudice nazionale. Non facile perché il codice, nel frattempo, è stato completamente rivoluzionato, per cui per noi era tutto nuovo. In più mi mancava completamente l’abitudine e l’esperienza nel giudicare. Sono rimasta sorpresa dal risultato ottenuto all’esame nazionale perché proprio non mi aspettavo di averlo superato con un buon punteggio e da lì, fresca di tanto studio, sono partita nel giro di poche settimane per la Russia. Ho scelto Mosca perché conosco tante persone e soprattutto ho avuto il piacere di condividere il mio tempo con la mia seconda famiglia, quella della mia allenatrice Olga Tishina. In quei giorni sono stata supportata anche da Viktoria Anikina, una giudice molto conosciuta, che mi ha aiutata nella preparazione. Poi io adoro la Russia! Penso che aver fatto parte della squadra guidata da Emanuela Maccarani e aver potuto condividere alcune mie esperienze in Russia, per me sia stato davvero il massimo. Mi ritengo estremamente fortunata. Quindi ho affrontato con coraggio e determinazione questo corso svolto totalmente in lingua russa. 150 domande in cirillico, con un tempo limitato per rispondere: insomma, non proprio semplice. Domande trabocchetto, con tre negazioni all’interno della frase, con l’aggravante di una lingua non mia. Una cosa è certa: mi sono sentita subito sentita a mio agio, durante la parte pratica. Addirittura giudici che da anni praticano, mi hanno chiesto consigli. Insomma, sono riuscita a ottenere questo brevetto (di terzo livello ndr): sono orgogliosa, ma soprattutto soddisfatta perché mi dà l’opportunità di rimettermi in gioco. Fino ad ora ho sempre fatto l’atleta e non potevo sapere cosa significasse giudicare. L’idea di poter diventare giudice mi era sempre piaciuta, ma riuscire a superare l’esame nonostante anni trascorsi, come ginnasta, sulle pedane internazionali, non era certo scontato. Anzi: sono rimasta piacevolmente stupita soprattutto nel trovarmi a mio agio. Fra i miei desideri c’è quello di poter seguire le ragazze, anche se so che questo, per ora, non è possibile, perché devo fare ancora molta esperienza. Vorrei poter dare soddisfazione all’Italia, così come ho fatto da atleta, anche da giudice. Spero di poter girare il più possibile e di poter rendere la ginnastica ritmica uno sport sempre più trasparente, che poi è anche l’obiettivo di questo nuovo codice”.